FRANCESCO, LAVORATORE DELLO SPETTACOLO

Tempi di pandemia, un virus che miete vittime per il mondo in un contesto già segnato dalla crisi iniziata nel 2008.

Non l’avrei mai pensato, ma ecco che a quasi 35 anni mi ritrovo a vivere una situazione di emergenza di cui si ignora la possibile durata. Studiando storia negli anni dell’università, mi era già capitato di imbattermi nelle cronache delle passate epidemie, dalla peste del 1348 all’influenza spagnola dopo la prima guerra mondiale, ma il loro essere materia di studio poneva le grandi epidemie in un orizzonte lontano dalla quotidianità che vivevo.

Invece, al ritorno da un viaggio a Vienna, pronto per riprendere il mio lavoro tra concerti e teatri, mi ritrovo costretto a casa dal 23 febbraio e senza possibilità di percepire un reddito. Il mondo dello spettacolo è stato tra i primi a fermarsi e probabilmente sarà tra gli ultimi a ripartire; e tutto si è fermato proprio nel periodo di maggior attività per il nostro settore. La mia quotidianità si alterna tra le letture lasciate indietro, la riscoperta della PlayStation, le relazioni sociali mediate da social e chat, l’attesa snervante dall’INPS di quei quattro soldi che dovrebbero arrivare con la cassa in deroga, i cui criteri di erogazione non tengono conto delle caratteristiche precarie e stagionali proprie di questo tipo di lavoro.

Fortunatamente l’avere delle relazioni che spaziano dalla famiglia (anche se in Puglia) agli amici, da alcuni colleghi ai/alle compagn* del collettivo, mi permette di affrontare questa situazione senza sentirmi isolato. Inoltre, con altri lavoratori dello spettacolo stiamo portando avanti una campagna che rivendichi non solo un “reddito di quarantena” per questo periodo di crisi, ma che richieda anche un riconoscimento della nostra categoria di professionisti, cosa che ci garantirebbe maggiori tutele quando ripartirà la macchina dello show business. Nonostante la clausura in casa e l’incertezza economica, l’avere queste reti sociali mi permette di non scivolare in un isolamento senza prospettive e di pensare a come affrontare il mondo che verrà dopo questa pandemia.

* Illustrazione di MØRØ (fb)

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